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Paragone: Ursula,una commissione Ue da dimenticare

La Commissione Ursula è alle ultime battute prima di vedere calare il sipario sulla legislatura europea in attesa delle elezioni. Non sto a tediarvi sulle dinamiche che portano alla scelta del presidente e alla composizione della Commissione, diciamo che è all’opposto di quel che si dovrebbe fare se si vuole una Europa espressione dei popoli e non – appunto – degli equilibrismi di Palazzo. Tant’è.
Una cosa, però, penso che sia sempre più chiaro: questa Commissione si è caratterizzata per scelte assolutamente penalizzanti per gli italiani e solo ora che la eurolegislatura è in scadenza e al governo italiano c’è una maggioranza di centrodestra, su tali scelte comanda la prudenza.

Questa Commissione, nei cinque anni, ha forzato su questioni di cui si discuterà a lungo: le politiche di transizione verso una ecosostenibilità che penalizza le famiglie italiane proprio su ciò che più le caratterizza (casa e auto) e verso abitudini agroalimentari dove il cibo sintetico si candida a divenire il nuovo stile di vita sano. Oppure ancora la transizione energetica dove col passare del tempo si accentueranno, a nostro svantaggio, i divari di prezzo tra i paesi dell’eurozona e quelli fuori dalla Ue: stando al borsino del mercato si stima che i prezzi medi del 2024 saranno per l’Italia 143 euro per MWh, 135 per la Francia, 128 per la Germania; una bella botta se, guardando i numeri dell’agenzia internazionale per l’energia, in Cina pagano 50 dollari per MWh e in America poco meno, 47.
E poi il solito grande tema dell’immigrazione, dove onestamente non si capisce come diavolo pensano di gestire un flusso migratorio alimentato dalle emergenze e dalle crisi globali, oltre che da egoismi di fondo di paesi ex coloniali tutt’altro che esenti da responsabilità circa i disastri in Africa.

Il sipario insomma si chiude con molti risultati pessimi e giganteschi dubbi, che peseranno sulla spalle di chi predica una “nuova Europa” o un “cambio di passo”. Per anni e anni l’Europa ha finanziato campagne mediatiche nel tentativo di penetrare sempre di più nella pelle di popoli che non percepiscono una cittadinanza europea comune ma sentono invece sempre più forte il richiamo di una identità da difendere contro la globalizzazione finanziaria.
Gli elettori italiani avranno presto la possibilità di dire se sono soddisfatti delle decisioni della Commissione rispetto alla prospettiva di dover mettere mano al portafoglio per rendere le case di proprietà compatibili con le nuove regole energetiche o rispetto alle restrizioni inerenti la circolazione in automobile; potranno dare il proprio giudizio su quel che è stato fatto per regolamentare i flussi migratori e la distribuzione nei Paesi membri; e infine potranno una volta per tutte ringraziare (o meno…) per i tanti soldi e le tante possibilità che l’Europa ha concesso: se è vero che mai così tanti finanziamenti sono partiti dall’Europa, allora è giusto che i benefattori, se ci sono stati, ne rendano merito.