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Paragone: Gli imprenditori italiani meriterebbero più rispetto per quel che stanno facendo.

L’altro giorno guardavo i dati record sull’occupazione italiana: 23,6 milioni di lavoratori, con un aumento dei contratti a tempo indeterminato (+2,9% in un anno) e di autonomi. Mai così alto il tasso di occupazione dal 1977: 61,7%.
Dentro quei numeri c’è un mondo che lavora ogni giorno come fosse un pianeta a parte, scollegato dai palazzi, dai ministeri, dai rituali che riempiono le pagine dei giornali. Un mondo lontano dai talk, le cui scalette sono impregnate di romanità. Quel mondo delle aziende lo trovi nei capannoni oppure in giro per il mondo a conquistare mercati, a farsi conoscere: mi sento dire tutte le volte che mi confronto con loro, i cumenda, gli imprenditori. .
Li senti parlare e capisci cosa significhi tenere duro mentre dalla Bce ti piazzano dieci aumenti dei tassi di interessi, portandoti le rate dei mutui a cifre enormi. Chi? Gli imprenditori che si fanno finanziatori di loro stessi.

“Quel mondo delle aziende lo trovi nei capannoni oppure in giro per il mondo a conquistare mercati, a farsi conoscere”, mi sento dire tutte le volte che mi confronto con loro, i cumenda, gli imprenditori. “Ma certo che assumiamo, ci mancherebbe! Li abbiamo formati per cosa, altrimenti? Solo chi non capisce come si vive qui dentro può descriverci come nemici dei lavoratori! Noi abbiamo tenuto duro sul fronte occupazionale, abbiamo convertito in tempo indeterminato, non abbiamo lasciato a casa nessuno perché la gente che vuole lavorare lavora, eccome se lavora”.

“Come fanno a ripartire tutte le volte? Vai nei capannoni dove le macchine girano per star dietro agli ordini: Le vedi e ti si gela il sangue. E domandi: come fai? . Gente capace… Loro sì”, mi racconta Antonio Rizzo, consulente d’azienda per l’energia. .
Sono tornato in Veneto e mi sono ricordato cosa accadde quando le Popolari bruciarono i risparmi di una e forse più generazioni: tra qualche settimana uscirà il film di Antonio Albanese che racconta i raggiri e le truffe a danno dei risparmiatori. E’ così che si forgia la corazza.
Le nostre imprese sono un miracolo nascosto. Onestamente avrebbero meritato molto di più, anche in finanziaria. E fa rabbia vedere come questa gente che parla dialetto ma anche inglese non abbia quel rispetto, riservato ad altri. E te lo dicono. Fa rabbia vedere che lo Stato gira ad ArcelorMittal: 320 milioni per pagare le bollette del gas arretrate dell’Ilva: ma in quali aziende l’azionista di minoranza mette i soldi mentre il socio di maggioranza è svincolato di ogni responsabilità? Idem per Stellantis e la fantasiosa mega factory per assemblare batterie per lo più prodotte in Cina: due miliardi di… investimento. Ma si può sapere che c’è scritto nel memorandum? No. Così come il mistero aleggia sull’accordo col fondo KKR per la rete Tim, dove ancora paghiamo le avventure dei Capitani Coraggiosi.