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Paragone e i mercati: “Complotto? No, è il loro metodo”

Non è un complotto, è semplicemente il loro metodo. Il metodo dei mercati e di chi mal tollera una democrazia… troppo democratica. I dubbi che stanno crescendo nel governo e nella maggioranza non sono fobie complottiste o piagnistei, sono la memoria di intrecci storici che abbiamo già vissuto. E di cui non si fa mistero.
Più volte le agenzie di rating, le grandi banche d’affari e la finanza hanno cercato di condizionare o di mandare avvisi quando dalle urne uscivano messaggi a loro sgraditi. La vittoria della Meloni, forza trainante del centrodestra italiano, è sicuramente tra queste. Ed emerge con maggiore forza alla vigilia delle elezioni europee, per paura che un vento di destra possa stravolgere gli equilibri all’interno dell’Unione.

La morsa che stringe l’Italia dall’alto coi mercati e dal basso con l’immigrazione è sempre stata una tenaglia perfetta. La chiusura dei confini da parte di Germania e Francia, l’ostilità del ministro degli esteri europeo Borrell verso l’accordo con la Tunisia per paura di un bis con l’Egitto odorano di competizione elettorale.
E poi c’è la finanza, ci sono i mercati. Con i loro messaggi. L’articolo del Financial Times sulla “fine della luna di miele” con gli italiani era parecchio ispirato da Filippo Taddei, ex capo economista del Pd oggi capo economista per l’Europa meridionale di Goldman Sachs (chissà come mai finiscono sempre lì…).

Se dunque nel governo si sente la stessa aria che si respirava quando fecero fuori Berlusconi, l’ultima parola che si può usare è proprio complotto. Fu una operazione politica con protagonisti chiari. Come ha recentemente rivelato uno di loro, il presidente francese Sarkozy: erano – a suo dire – tutti preoccupati per come Berlusconi stava governando l’Italia perché i tassi di interesse sul debito pubblico avevano raggiunto un livello a loro dire insostenibile. “Si trattava di salvare la terza economia dell’eurozona: l’Italia. Ci fu tra di noi un momento di grande tensione, quando ho dovuto spiegargli che il problema dell’Italia era lui! Angela e io eravamo convinti che era diventato il premio per il rischio che il Paese doveva pagare ai sottoscrittori dei titoli del Tesoro. Pensavamo sinceramente che la situazione sarebbe stata meno drammatica senza di lui. Abbiamo dovuto sacrificare Papandreu (all’epoca premier greco) e Berlusconi per tentare di contenere lo tsunami…I mercati hanno capito che noi auspicavamo le dimissioni di Berlusconi. È stato crudele, ma necessario”..