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Nato, esercitazione “Mare aperto 2022” in Sardegna. Italexit al ministro Guerini: l’Italia si sta preparando alla guerra?

Negli scorsi giorni il mare della Sardegna è stato teatro dell’esercitazione militare “Mare aperto 2022”, che ha visto protagonisti oltre 4 mila uomini di 7 nazioni Nato. Destano perplessità sia il tempismo, considerando l’imperversare della guerra in Ucraina, sia le ricadute sull’integrità ambientale del territorio sardo. Di seguito il testo dell’interrogazione parlamentare che i senatori di Italexit hanno rivolto al ministro Guerini:

Al Ministro della difesa

Premesso che:

in Sardegna, fino al 27 maggio, si è svolta l’esercitazione militare “Mare aperto 2022”, il maggior evento addestrativo della Marina militare, come specificato sul sito della Marina stessa, che presentava l’appuntamento in questo modo: “Nelle prossime tre settimane più di 4.000 tra donne e uomini di 7 nazioni della Nato e oltre 65 tra navi, sommergibili, velivoli ed elicotteri, opereranno tra l’Adriatico, lo Ionio, il Tirreno e il Canale di Sicilia sviluppando attività che interesseranno anche i territori marittimi circostanti grazie alle capacità di proiezione su terra esprimibile dalla componente anfibia imbarcata. All’esercitazione prendono parte anche diversi velivoli dell’Aeronautica Militare, tra cui caccia Eurofighter, F35B STOVL che opererà da Nave Cavour ed assetti di comando e controllo CAEW G550 e per il rifornimento in volo KC-767A”;

la Sardegna, dal dopoguerra, è interessata da servitù militari e dunque ormai da anni scelta per attività di addestramento ed esercitazione contro cui si svolgono costantemente numerose proteste ambientaliste a tutela del territorio. “Sono oltre 35 mila gli ettari di territorio sardo sotto vincolo di servitù militare. In occasione delle esercitazioni viene interdetto alla navigazione, alla pesca e alla sosta, uno specchio di mare di oltre 20 mila chilometri quadrati, una superficie quasi pari all’estensione dell’intera Sardegna”. Fra le principali servitù militari in Sardegna: Salto di Quirra, capo Teulada e capo Frasca, oltre a varie basi fra cui quella USA di S. Stefano a La Maddalena;

Considerato che:

ormai da anni le bellezze naturalistiche della Sardegna sono minacciate da queste esercitazioni che lasciano sul territorio vere e proprie discariche militari. Il 6 giugno 2021, presso il tribunale di Cagliari, si è aperto il procedimento sul presunto disastro ambientale di capo Teulada, nel sud della Sardegna, contro cinque alti ufficiali dell’Esercito italiano. Il sistema vegetale e faunistico della penisola interdetta di capo Teulada sarebbe compromesso irreversibilmente. Secondo gli atti processuali, dal 2009 al 2014, lì sarebbero stati sparati 686.000 colpi tra artiglieria pesante, razzi e missili. Inoltre, nel fondale marino, si rinverrebbero costantemente ordigni inesplosi e il territorio sarebbe interessato da gravi mutamenti morfologici;

negli anni, si è registrato un aumento di decessi e malattie fra coloro che vivevano e lavoravano nei pressi e all’interno del poligono di Quirra, dove la presenza di metalli pesanti e scorie radioattive di proiettili all’uranio impoverito, che hanno contaminato il terreno, avrebbero provocato tumori, leucemie e patologie neurologiche, colpendo addirittura gli animali;

Considerato altresì che:

come denunciato da più parti, negli anni scorsi queste esercitazioni si sarebbero svolte nel periodo autunnale, ma, quest’anno, l’anticipo al mese di maggio, in un contesto internazionale caratterizzato dal conflitto in Ucraina, denoterebbe un collegamento ben preciso fra i due eventi e si profilerebbe come l’ennesima provocazione non in linea con la ricerca di una mediazione diplomatica;

nelle ultime settimane tutti i quotidiani italiani si sono occupati della questione. “L’Unione Sarda” ha titolato: “La Sardegna oggi più che mai colonia e baricentro militare dell’Italia e della Nato. Un bersaglio internazionalmente additato come teatro di guerra con le truppe belliche più invasive che hanno scelto l’Isola per simulare gli scenari più nefasti, ed esercitarsi a contrastarli”; “il Fatto Quotidiano”: “Le spiagge sarde come le coste del Mar d’Azov”; “il Manifesto” ha scritto: “Non è strettamente necessario pensare al Mare di Azov per guardare con allarme a un’esercitazione Nato delle dimensioni di quella programmata in Sardegna, con truppe speciali anfibie ultra selezionate che sbarcano sulle coste supportate dai caccia e dal sostegno tattico di navi da guerra e di sottomarini. Con bombe e missili veri”;

Visto che:

l’esercitazione sarebbe stata estesa ben oltre le aree già oggetto di servitù militari, in particolare sottoponendo a interdizione ben 17 aree a mare, con grave pregiudizio per l’integrità ambientale e la salute degli abitanti;

la Capitaneria di Cagliari, dopo la conclusione dell’esercitazione, ha emesso un’ordinanza di divieti davanti a capo Teulada in cui si legge: “Il fondale della zona di mare è interessato dalla presenza di presunti ordigni bellici. Con decorrenza immediata e fino all’intervento di bonifica a cura di personale artificiere specializzato, nello specchio acqueo e nella zona costiera compresa nel raggio di mille metri è vietato ancorare e sostare con qualunque imbarcazione, fare il bagno e quant’altro”,

Si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda chiarire urgentemente se vi sia un collegamento fra l’esercitazione militare “Mare aperto 2022” e il conflitto fra Russia e Ucraina;

se l’Italia si stia preparando a far fronte a un conflitto bellico;

in che modo lo Stato assicuri l’integrità ambientale del territorio sardo, la salvaguardia della biodiversità e la tutela della salute umana, principi costituzionalmente garantiti.

PARAGONE, GIARRUSSO, DE VECCHIS, MARTELLI