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Il governo taglia ancora sulla scuola: l’ultimo intervento di Draghi, nel silenzio dei sindacati

Nel silenzio generale dei sindacati, in un momento in cui gli italiani si trovano a fare i conti con le conseguenze delle scelte del governo sul fronte internazionale, la scuola si trova ancora una volta a fare i conti con dei tagli. Nello specifico mezzo punto percentuale, che in valore assoluto rappresenta il 25% della spesa in meno. Un dato che fa riflettere e che emerge in maniera chiara dal Def, il Documento di Economia e Finanza, presentato il 6 aprile e fatto passare in secondo piano da tante testate mainstream.

Come riportato dalla testata Professione Insegnante, dietro questa scelta ci sarebbe, ufficialmente, il calo demografico: “Tuttavia si fa fatica a pensare che nel 2025, data di entrata in vigore della misura riduttiva, ci sarà un calo del 25% degli studenti. Anziché gioire per il calo demografico, forse un governo avrebbe dovuto chiedersi i motivi e come fare per incentivare le famiglie a fare figli in una popolazione che invecchia”.

Studenti in un aula ricavata dalla chiesa dell’Istituto ”La Salle Aventino Pio IX” il primo giorno di ripresa delle scuole durante líemergenza per il Covid-19, Roma, 14 settembre 2020. ANSA/ANGELO CARCONI

La linea, insomma, è chiara: una spesa minore della scuola che si accompagna, invece, a maggiori investimenti sugli armamenti. “Ricordiamo che la media della spesa sulla scuola in UE è del 4,7% del PIL. L’Italia era ben al di sotto della media” e a seguito di questa ulteriore riduzione rischia di scivolere presto tra le ultimissime posizioni in Europa. Non proprio un segnale incoraggiante, per usare un eufemismo.

Il tutto mentre i sindacati restano immobili: “Il prossimo passo, definito nel Def è una ulteriore riduzione al 3,3 – 3,4 negli anni successivi al 2025”. Difficile, in un contesto del genere, immaginare che possa scattare il tanto invocato aumento del personale scolastico, più che mai utopico. La scuola, evidentemente, non è tra le priorità di chi ci governa.